Il sogno

Pubblicato il da Giovanna Saladino

C’era una volta il Sogno

che voleva rendere la notte di una ragazza, dal cuore tanto grande da poter cullare il mare intero, una notte densa di affetto e magia.

Si era affezionato a quella ragazza dagli occhi grandi, gentile e triste. Non riusciva ad accettare che una persona piena di vita fosse diventata così sola e annoiata dalla vita stessa.

Aveva provato innumerevoli volte nella notte ad entrare nel suo sonno e a farle vivere emozioni e felicità, ma la sua mente era colma di pensieri grigi e non era riuscito a superare le barriere che si imponevano.

Aveva provato appena addormentata, nella speranza che i pensieri grigi l’abbandonassero almeno nel primo sonno, invece erano lì, immediatamente pronti ad ostacolarlo. La ragazza non sognava mai o probabilmente non lo ricordava. Le restava impressa solo quella continua, estenuante sensazione di malessere, di scontento … quella sensazione che era diventata ormai la sua più fedele amica.

Ma il Sogno desiderava mutare quella sua espressione malinconica in una più serena e aveva tentato alle prime luci dell’alba auspicando l’aiuto del calore del sole per fermare il pallido dei pensieri, ma non c’era riuscito: la mente della ragazza era forte nell’ inquietudine…

Però non aveva intenzione di arrendersi: avrebbe donato a quella ragazza la fantasia più dolce e più bella che avesse mai creato in tutte le sue notti! E osservava quella ragazza dagli occhi onesti, non riuscendo a scorgere nient’altro che bontà e delusione in essi; così fragile, così bisognosa di difese da spingerlo a sentire il dovere di fare qualcosa per lei.

Le guardava il viso con le gote rosse poggiate sul cuscino, osservava l’immobilità delle palpebre chiuse e desiderava avvicinare il suo viso a quello di lei per sentirne il calore e il profumo di rose e borotalco…

La ragazza poggiava la testa sul cuscino e guardava il soffitto nell’attesa di addormentarsi… e sperava… caricava la corda del carillon e si lasciava andare all’ascolto delle note dello Schiaccianoci. E immaginava il viso entusiasta della protagonista Clara nel ricevere, dal suo papà, uno schiaccianoci. L’oggetto che sarebbe diventato il suo migliore amico. E mentre le note continuavano a spostarsi nell’aria, la bambina stringeva forte il cuscino, poggiando sulla fodera il mento ed una lacrima. E la melodia scorreva intensa nella stanza e il viso si nascondeva nella coperta che sapeva di bucato e di rifugio. La melodia, la fata che ruotava nel carillon, con l’espressione dolce e sognante, le note che vibravano nel vetro e nell’aria, l’accompagnavano nella voglia di addormentarsi e le spianavano la strada.

Il Sogno perdeva lo sguardo in quella tenerezza e intenso fu il desiderio di entrare nel suo cuore. Armato di forza e di volontà, penetrò quei pensieri buoi e attraversò le ombre. Entrò nel suo sonno e silenzioso e furtivo si impossessò dei suoi pensieri malinconici. Iniziò a ridipingerli… E dipinse un pullman e poi una strada segnata da margherite e ciclamini e due sedili: su uno si delineava il profilo dell’addormentata, su quello affianco, una figura maschile dagli occhi grandi e cerulei.

Occhi grandi che esprimevano educazione, così rassicuranti e protettivi che la bocca della ragazza disegnò un sorriso sul volto. Iniziarono a zampillare parole, una dietro l’altra, parole dal suono allegro che resero l’atmosfera lieve e piacevole. E il tempo trascorreva e il sogno rendeva sereno il respiro della ragazza che sentiva profumo di cielo e stelle affianco a lei. Non c’erano più ombre, non c’era più tristezza, non c’era più nulla che agitasse il pensiero della notte. C’erano solo quegli occhi un po’ azzurri, un po’ grigi, rassicuranti, protettivi che accarezzavano il viso della fanciulla che dormiva serena.

E la fanciulla riuscì ad essere più forte degli ostili pensieri, notte dopo notte. La tenera ragazza riuscì a vivere nella notte tutto ciò che il giorno le proibiva. Il Sogno era riuscito a regalare nuove emozioni alla sua notte…

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